So da dove arrivi, ci siamo passati tutti.
Il tuo sogno è preparare una pizza fatta in casa il cui eco risuoni nell’universo, con attrezzature e ingredienti facilmente reperibili.
Sono il primo a capirti: sei abituato a metterti in discussione, a non averne mai abbastanza, a voler migliorare in ogni aspetto il tuo prodotto artigianale.
Siamo molto simili, e sono sicuro che fino a questo momento i risultati non ti hanno mai soddisfatto, senti un potenziale che potrebbe esplodere ma resta confinato da qualche barriera invisibile.
La colpa non è tua, nella maniera più assoluta: ancora oggi di questi argomenti si trova davvero poco o nulla, e nonostante la panificazione costituisca il cuore della cucina italiana, ciò che leggi è spesso ipersemplificato e colmo di inesattezze.
Hai avuto a che fare con gente che ti ha “venduto” ricette miracolo, facendoti imboccare la strada apparentemente più semplice, che ti avrebbe spaventato meno perché dritta e sicura.
Ci ho preso vero?
La “ricetta” è un concetto abusato, decontestualizzato e impreciso, e chi te l’ha promossa come “verità unica e inderogabile” è un furbo o un ciarlatano.
Alla fine, ciò che ti si para davanti non è che un finto indirizzo verso la pizza fatta in casa dei tuoi sogni, con il rischio solo di trovarti davanti a un bivio dopo l’altro senza aver ricevuto le indicazioni sulle scelte da fare.
Ti capisco benissimo, probabilmente sei stanco di rivolgerti a presunti esperti senza maturare risultati; oggi soprattutto il web si è riempito di informazioni contrastanti e confusionarie, e al posto tuo anche io mi sentirei smarrito.
Ma se sei come me, e la tua passione e la voglia di metterti in gioco superano l’incertezza, sei nel posto giusto.
Probabilmente avrai già consultato la tonnellata di materiale gratuito che ho messo a disposizione nel post in rilievo sulla mia pagina Facebook, alcuni piccoli passi per iniziare a capirne di più sul magico mondo della pizza fatta in casa.
Si tratta di una VALANGA di nozioni assolutamente gratuite, decine di articoli che ti aiuteranno a costruirti la strada verso il successo.
Metodi, spiegazioni e approfondimenti tecnici, cose per cui avrei pagato ORO quando ho iniziato anni or sono, e che tuttavia non si trovavano da nessuna parte.
Inizi a renderti conto di quanto sei fortunato?
Non l’hai ancora fatto?
Ti consiglio di dare un’occhiata prima di procedere, ti basta cliccare qui.
È il modo migliore che ho per dimostrarti quanto faccia sul serio, quanto le mie parole non siano vuote ma sorrette da fatti e azioni concrete.
La mia è una promessa: puoi cambiare il tuo modo di fare pizza in casa con un semplice schiocco di dita.
Non ti insegnerò la via più breve, la più facile, la più diretta.
MAI.
Imparerai come creare la TUA pizza fatta in casa dei sogni, come prendere le scelte giuste, CREARE una ricetta e rendere RICONOSCIBILE il tuo prodotto, standardizzandolo e ripetendolo all’infinito.
Vuoi la verità?
Quello per raggiungere la pizza perfetta è un viaggio, fatto di tappe, di brevi stop, di crescita e risultati intermedi.
Perché tu sia pronto ad accedere al limite è necessario capire realmente ciò che stai facendo, ma soprattutto fare tanta pratica, standardizzando i concetti semplici prima di passare al livello successivo.
Non esistono scorciatoie, e non fidarti di chi te le propina.
Puoi pagare un corso di una settimana pagando migliaia di euro, magari anche da un professionista blasonato, e ritrovarti nella classica situazione: tu insieme a 30-40 persone in un laboratorio, con impastatrici e forni da 15.000 euro che non userai mai nel tuo piccolo contesto.
Si parlerà di concetti avanzati, di metodi difficilmente applicabili sin da subito, di ricette impossibili da mettere in pratica a casa tua.
Il beneficio di un corso simile, mi spiace dirlo, è meno di zero.
Fidati da chi ci è passato prima di te, di chi ha buttato tonnellate di soldi nella spazzatura, gli stessi soldi che oggi avrei potuto investire per motivi ben più validi.
Senza le fondamenta un palazzo non sta in piedi.
Senza le basi corrette e comprese, non puoi essere in grado di ambire ai risultati più alti.
Devi avere pazienza, e intraprendere un percorso che ti consenta di partire con il piede giusto, impiegando qualche tempo in più ma evitando di commettere tutti gli errori che diversamente avresti fatto.
Tanti corsisti prima di te hanno scelto di percorrere questa strada, e la loro felicità è la mia più grande soddisfazione.
Sono partiti dalle basi, imparando a realizzare quella che per me è la tipologia di pizza migliore da fare in casa, quella che meglio si adatta al contesto domestico, al netto delle tante versioni esistenti del più popolare piatto italiano: napoletana, al tegamino, alla pala, scrocchiarella, gourmet e all’italiana.
Sto parlando della pizza in teglia alla romana.
In un contesto casalingo non avrai altra pizza all’infuori di questa.
Facciamo una breve analisi sulla situazione standard: abbiamo un forno a incasso, magari nemmeno ventilato, che raggiunge i 250 °C massimi di temperatura; spesso per altro non disponiamo di un’impastatrice da banco e men che meno di una planetaria, ma solo di una ciotola capiente e delle nostre mani.
È comunque possibile realizzare un’ottima pizza in casa? Certo che si, ma per ovvi motivi non potrà essere una napoletana, che per le sue particolari caratteristiche è definibile tale solo se prodotta con una cottura violenta, superiore ai 400 °C, un valore che le permette di risultare morbida, scioglievole, di piegarsi a portafoglio e di mantenere per altro la freschezza degli ingredienti della farcitura, che nei 60-90 secondi di permanenza in forno fanno appena in tempo a scaldarsi.
Tanti “presunti consulenti” avranno tentato di proporti la ricetta per una “napoletana nel tuo forno di casa”, puntando sul fatto che si tratta della pizza per antonomasia, la più radicata nell’immaginario collettivo.
Puntano sulle tue debolezze, senza tener conto dei limiti tecnici legati all’impossibilità di cuocere in 60-90 secondi una pizza a 250 °C, che quindi non potrà avere le caratteristiche uniche che la definiscono “napoletana”.
Io, come sempre, non mi sono fermato alle sole chiacchiere, ma ho condotto un’analisi il più possibile dettagliata che puoi leggere qui.
Detto questo, potremmo fare una semplice tonda, ma considerando le peculiarità di un forno a incasso sarebbe scarsamente ottimizzabile: la sezione sottile tenderebbe ad asciugare eccessivamente data la cottura prolungata, restituendo un prodotto poco vicino al concetto di “pizza perfetta fatta in casa”.
Dunque eccoci: tra tutte, la pizza in teglia alla romana è l’unica che si presta ad essere realizzata in questi termini, oltre a restituire una soddisfazione enorme.
La conosci?
Nasce nel dopoguerra, quando ai panettieri venne l’idea di prendere l’impasto del pane e cuocerlo in teglia dopo averlo condito; si differenzia per la base croccante e la mollica morbida, alveolata e scioglievole al morso.
Negli anni ’80 l’esigenza di mantenere la pizza al taglio sul bancone per alcune ore facendola tornare fragrante dopo averla riscaldata, spinse alcuni pizzaioli romani a lavorare con impasti molto idratati, farine di forza e maturazioni/lievitazioni a temperature controllate. L’impasto viene realizzato con farine ad alto assorbimento di acqua, poco lievito e sale, lunghe maturazioni (24/72 ore) in cella frigorifera. Viene cotta per circa 15 minuti a 280-330 °C in forno statico.
E tuttavia, anche in mancanza di forni professionali, un risultato ottimo e sorprendentemente vicino all’originale può essere ottenuto anche in un classico forno domestico con temperature tra i 250 e i 300 °C. Ad essere importante è la comprensione del metodo e l’attenta selezione delle materie prime, due concetti fondamentali per garantire la realizzazione di un prodotto unico, standardizzabile e fortemente replicabile.
Sono partiti dalle basi, imparando a realizzare quella che per me è la tipologia di pizza migliore da fare in casa, quella che meglio si adatta al contesto domestico, al netto delle tante versioni esistenti del più popolare piatto italiano: napoletana, al tegamino, alla pala, scrocchiarella, gourmet e all’italiana.
Sto parlando della pizza in teglia alla romana.
In un contesto casalingo non avrai altra pizza all’infuori di questa.
Facciamo una breve analisi sulla situazione standard: abbiamo un forno a incasso, magari nemmeno ventilato, che raggiunge i 250 °C massimi di temperatura; spesso per altro non disponiamo di un’impastatrice da banco e men che meno di una planetaria, ma solo di una ciotola capiente e delle nostre mani.
È comunque possibile realizzare un’ottima pizza in casa? Certo che si, ma per ovvi motivi non potrà essere una napoletana, che per le sue particolari caratteristiche è definibile tale solo se prodotta con una cottura violenta, superiore ai 400 °C, un valore che le permette di risultare morbida, scioglievole, di piegarsi a portafoglio e di mantenere per altro la freschezza degli ingredienti della farcitura, che nei 60-90 secondi di permanenza in forno fanno appena in tempo a scaldarsi.
Tanti “presunti consulenti” avranno tentato di proporti la ricetta per una “napoletana nel tuo forno di casa”, puntando sul fatto che si tratta della pizza per antonomasia, la più radicata nell’immaginario collettivo.
Puntano sulle tue debolezze, senza tener conto dei limiti tecnici legati all’impossibilità di cuocere in 60-90 secondi una pizza a 250 °C, che quindi non potrà avere le caratteristiche uniche che la definiscono “napoletana”.
Io, come sempre, non mi sono fermato alle sole chiacchiere, ma ho condotto un’analisi il più possibile dettagliata che puoi leggere qui.
Detto questo, potremmo fare una semplice tonda, ma considerando le peculiarità di un forno a incasso sarebbe scarsamente ottimizzabile: la sezione sottile tenderebbe ad asciugare eccessivamente data la cottura prolungata, restituendo un prodotto poco vicino al concetto di “pizza perfetta fatta in casa”.
Dunque eccoci: tra tutte, la pizza in teglia alla romana è l’unica che si presta ad essere realizzata in questi termini, oltre a restituire una soddisfazione enorme.
La conosci?
Nasce nel dopoguerra, quando ai panettieri venne l’idea di prendere l’impasto del pane e cuocerlo in teglia dopo averlo condito; si differenzia per la base croccante e la mollica morbida, alveolata e scioglievole al morso.
Negli anni ’80 l’esigenza di mantenere la pizza al taglio sul bancone per alcune ore facendola tornare fragrante dopo averla riscaldata, spinse alcuni pizzaioli romani a lavorare con impasti molto idratati, farine di forza e maturazioni/lievitazioni a temperature controllate. L’impasto viene realizzato con farine ad alto assorbimento di acqua, poco lievito e sale, lunghe maturazioni (24/72 ore) in cella frigorifera. Viene cotta per circa 15 minuti a 280-330 °C in forno statico.
E tuttavia, anche in mancanza di forni professionali, un risultato ottimo e sorprendentemente vicino all’originale può essere ottenuto anche in un classico forno domestico con temperature tra i 250 e i 300 °C. Ad essere importante è la comprensione del metodo e l’attenta selezione delle materie prime, due concetti fondamentali per garantire la realizzazione di un prodotto unico, standardizzabile e fortemente replicabile.
Sarò onesto: c’è chi ancora fatica a chiamarla “pizza”, e non ne capisco il motivo.
Per definizione, una pizza è un qualsiasi prodotto lievitato che viene steso, farcito e subito cotto, e si differenzia dalla focaccia che subisce invece un’ulteriore lievitazione dopo la stesura.
La teglia romana non solo è una pizza a tutti gli effetti, ma la sua realizzazione crea una soddisfazione incredibile.
Leggera, croccantissima fuori, una nuvola all’interno; puoi realizzarla in casa da subito senza grossi investimenti, e soprattutto si presta ad una delle pratiche più diffuse del contesto domestico: il rinvenimento o rigenerazione.
Ti capiterà spesso di produrre cibo in abbondanza, che poi inevitabilmente avanza; magari hai avuto ospiti a casa e hai cucinato per un esercito, o semplicemente hai volontariamente fatto qualche teglia in più per congelarla invista di un pranzo futuro comodo e veloce.
Ecco, la pizza in teglia alla romana è il prodotto più adatto per questo scopo: se realizzata a dovere, non solo recupera tutte le caratteristiche iniziali, ma addirittura le migliora.
Se ci pensi è abbastanza ovvio: essendo nata come prodotto da banco che il fornaio scaldava al momento dell’ordine, è appositamente progettata per durare nel tempo.
Quante volte hai invitato 15-20 persone ma sei stato impegnato tutta sera a cucinare per loro e non hai avuto il tempo di sederti a tavola?
Quante volte sei tornato a casa da lavoro più tardi del previsto, e di preparare la cena avevi talmente poca voglia da aver dirottato su un triste panino?
Pensa a come potrebbe cambiare in meglio la tua situazione.
E tuttavia c’è un grosso però con cui fare i conti: per arrivare a standardizzare e rendere ripetibili i tuoi risultati con gli strumenti a tua disposizione non hai bisogno di una “ricetta qualunque”, bensì di un vero e proprio metodo scientifico che ti aiuti a consolidare il perché di ogni tuo gesto, a comprendere ogni tua scelta e a renderti finalmente consapevole di quel che stai facendo.
In poche parole, hai bisogno di quel che è diventato celebre come Il Metodo Trezzi.
Cos’è il Metodo Trezzi, e perché è così rivoluzionario al punto da esser stato pubblicato anche in riviste di settore come Dissapore, Garage Pizza e BBQ4All – Magazine?
Quando io ho iniziato a impastare, te lo assicuro, non si trovava nessuna nozione veramente utile per fare la pizza in casa, a meno di qualche video impreciso o ricette spannometriche. Dopo tanti anni di esperienza e una formazione impeccabile, ho quindi deciso di mettere per iscritto in maniera precisa, ordinata e comprensibile una vera e propria metodologia per realizzare la perfetta pizza in teglia fatta in casa.
È stato un successo, al punto da esser stato definito come non dal sottoscritto ma dai tantissimi appassionati che ne hanno usufruito, un motivo per me di incredibile orgoglio e soddisfazione. Da quel giorno tantissima gente continua a impastare e cuocere prodotti stupendi grazie a quelle nozioni gratuite. Per la prima volta in assoluto, qualcuno aveva messo a disposizione in scaletta tutti i segreti (pur sempre generici, per forza di cose) per cominciare a fare seriamente pizza in casa.
Non una ricetta senz’anima, con dosi buttate a caso e che non spiegava assolutamente NULLA del perché compiere determinate azioni, e nemmeno la pubblicità inutile ad un “magico maestro centenario” che insegnava a scovare il punto di pasta grazie all’umidità percepita sui peli del braccio.
Il Metodo Trezzi è un vero e proprio Metodo Scientifico, e come tale dotato di una struttura ben precisa, necessaria per arrivare alla cosiddetta tesi a fronte di determinate ipotesi.